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Non si può parlare di vino italiano senza parlare di Sangiovese, il vitigno più emblematico ed il più coltivato del nostro Bel Paese. Con un nome proveniente dal latino “Sanguis Jovis” (Sangue di Giove), quest’uva è la componente principale del Chianti, il “marchio” più famoso della Toscana e di altre importanti Denominazioni.

Ma il Sangiovese non è sempre stato considerato un vitigno di valore e in realtà ha un passato piuttosto oscuro. In primo luogo, non è un’uva facile da coltivare: ha un’acidità elevata che può portare a vini dal sapore aspro, se non adeguatamente trattati. Ha una buccia sottile che marcisce facilmente quando è umida, il che richiede cure extra. Siccome questo comporta maggiori spese (in denaro e lavoro), storicamente molti produttori optarono per la produzione di vini da sangiovese di bassa qualità, sopratutto nel Chianti, anche aiutati da una regolamentazione non troppo rigida. Come conseguenza, il Chianti ha vissuto decenni di cattiva reputazione, spesso associato a vino di basso valore, sia economico che qualitativo.

Fortunatamente, negli ultimi 30 anni, grazie al lavoro di enologi più meticolosi, nuove tecniche e tagli creativi, il Sangiovese ha ottenuto la sua vendetta. Per risolvere il problema dell’acidità molti produttori iniziarono a utilizzare uve provenienti da vigneti a bassa resa per bilanciarne il sapore. Inoltre, cominciarono a far maturare i vini in botti di rovere per apportare più corpo, profondità e struttura. E, per finire,  il fenomeno dei  Supertuscans (leggi qui il nostro articolo riguardo i supertuscan) ha elevato  il Sangiovese al rango dei migliori vitigni del mondo, con etichette di fama internazionale.

Oltre alla denominazione di origine Chianti (e Chianti Classico) troviamo oggi l’uva sangiovese in molti vini premium italiani come il Nobile di Montepulciano, Morellino di Scansano, Carmignano, Montefalco, e diversi altri. Tra i cloni, come Prugnolo Gentile e Sangiovese Piccolo, menzione speciale merita il clone di Sangiovese Grosso (e la sua sub-varietà Brunello) che dà origine alla denominazione ammiraglia della Toscana, quella del leggendario Brunello di Montalcino, vero cult wine mondiale.

Insomma, quando ben fatto, un vino a base di sangioevese è capace di sedurre tanto un principiante quanto un grande esperto, grazie ai suoi delicati accenti di frutti di bosco e spezie, alla sua grande complessità ed alla sua incredibile longevità.

Oggi siede di diritto nell’ Olimpio dei migliori vitigni del pianeta: finalmente riconciliato con il padre Giove.